Con Vauro e Santoro e Barenghi, il giornalismo scritto, parlato e disegnato sarà il vero vincitore del Premio Satira Politica 2008, che tra una settimana esatta, vivrà alla Capannina di Franceschi, il suo trentaseiesimo atto conclusivo. Infatti quest'anno la giuria - che vede tra gli altri scrittori e giornalisti come Edmondo Berselli, Bruno Manfellotto, Pasquale Chessa, Pino Corrias, Beppe Cottafavi e Giovanni Nardi - ha voluto sottolineare come "imbracciando" una penna, una matita o un microfono si possa fare non solo del buon giornalismo, ma anche una satira d'eccellenza. Decisioni della giuria, che sembrano quasi voler riaffermare come, in fondo, sia solo un luogo comune quello che vuole vedere la satira d'oggi albergare solo e soltanto in tv e nello spettacolo televisivo leggero. I duetti che Michele Santoro, dal 2006, cioè da quando è ripartita per lui l'avventura tv con "Annozero", puntualmente compie con Vauro, toscanaccio trapiantato ma dalle "maledette" radici toscane, sono ormai diventati un classico, che gioca nel ribaltare continuamente il ruolo di sparring partner per affondare il coltello della satira nella pancia delle vittime di turno. E il Premio della Satira a Vauro e Santoro va proprio a stigmatizzare questo loro merito, tanto più che anche Marco Travaglio, vincitore qui lo scorso anno, è tra gli ospiti fissi di questa trasmissione di cui tutti attendono l'imminente ripresa. E analogamente il discorso vale anche per Jena, Riccardo Barenghi, che dalle pagine de La Stampa, distilla quotidianamente gocce di vetriolo per il mondo politico. Ma se per Santoro sarà una première la presenza al Forte, al Premio Satira, per Vauro parleranno i tanti ricordi a cominciare da quelli di Pino Zac, di cui fu negli anni Settanta allievo e con cui fondò, nel 1978 "Il Male", indimenticabile e inimitabile esempio di giornale satirico.