DONATO AL MUSEO SATIRA UN IMPORTANTE GRUPPO DI OPERE DEL «MARC'AURELIO»
Una
nuova e cospicua donazione di disegni d’epoca appartenenti ad una delle testate
satiriche ed umoristiche più importanti d’Italia - “Il Marc’Aurelio” - è
entrata da ieri a far parte del patrimonio del Museo e quindi del Comune di
Forte dei Marmi. Fautore di questa operazione culturale il famoso disegnatore
satirico Sergio Staino cui si erano rivolti gli eredi di Giulio Brunner che fu
il caporedattore della parentesi fiorentina del Marc’Aurelio negli anni ’50, e
al quale molti disegnatori all’epoca regalarono le opere che adesso la famiglia
ha deciso di donare al Museo della Satira di Forte dei Marmi. Così, ieri Anna
Del Lungo, Gianmarino e Francesco Brunner hanno firmato, nella sala della
Giunta l’atto di donazione a favore del Museo fortemarmino di un corpus di
disegni d’indubbio valore e pregio composto da 186 opere originali a firma di
vari autori che collaborarono al famosissimo giornale umoristico, del calibro
di Attalo, Vighi, Castellano, Pipolo, De Seta, Coco, Danilo, Haem, Congiu,
oltre ad altri disegni non firmati ma attribuibili ad autori noti.
Il Comune di Forte dei Marmi costituirà adesso un Fondo depositato presso il Museo della Satira dedicato a Giulio Brunner e provvederà all’organizzazione di una mostra con relativo catalogo che documenti la consistenza del fondo. “Da alcuni anni – spiega il Sindaco Buratti – il Museo della Satira sta ricevendo varie donazioni, ricordo ad esempio quella delle opere di Mippia Fucini e adesso questa dedicata a Brunner, per non dire del Fondo Bozzi che è stato possibile acquisire a condizioni di estremo favore. Si tratta di un segnale importante di autorevolezza e stima nel lavoro del nostro team che cura il Museo e che permetterà non solo di consolidare un patrimonio di valori, ma anche di cultura e d’arte che il nostro Museo sta sostenendo e propagandando da anni, ma anche di organizzare in futuro mostre importanti. Tutti questi disegni d’epoca, poi, - ha concluso Buratti - vengono catalogati assieme alla Soprintendenza ai beni artistici diventando di fatto un patrimonio di tutti”.
Per dire dell’importanza del “Marc’Aurelio” cui fa riferimento la Donazione Brunner basti dire che usciva due volte alla settimana arrivando a vendere anche 350mila copie e che alcuni suoi personaggi come il Gagà o Genoveffa la racchia entrarono nei modi di dire della gente. Negli anni dal 1931 al 1958 vi collaborarono le più illustri firme dell'epoca: da Gabriele Galantara, a Furio Scarpelli, da Agenore Incrocci il famoso “Age” ad Attalo (pseudonimo di Gioacchino Colizzi), da Steno a Vittorio Metz, da Marcello Marchesi a Giovanni Mosca, da Cesare Zavattini a Mario Bava da Mario Camerini, a Augusto Camerini, insomma gran parte del mondo giornalistico e culturale dell’Italia del Novecento. Sospese poi le pubblicazioni nel 1943 w le riprese dopo la Liberazione fino al 1955, quando passò in proprietà all'editore Corrado Tedeschi, che trasferì la redazione da Roma a Firenze, dove concluse la sua avventura nel 1958. La rivista fu anche una grande fucina del cinema italiano di quegli anni arruolando giovani che poi fecero fortuna nel cinema tra i quali Castellano e Pipolo, un diciottenne Federico Fellini e un “certo” Ettore Scola che ne furono tra i suoi collaboratori più assidui, tant’è che proprio quest’ultimo l’anno scorso con il film “Che strano chiamarsi Federico”, ha tracciato un commosso ricordo cinematografico dell’amicizia tra i due, nata proprio tra le scrivanie del “Marc’Aurelio”.
Il Comune di Forte dei Marmi costituirà adesso un Fondo depositato presso il Museo della Satira dedicato a Giulio Brunner e provvederà all’organizzazione di una mostra con relativo catalogo che documenti la consistenza del fondo. “Da alcuni anni – spiega il Sindaco Buratti – il Museo della Satira sta ricevendo varie donazioni, ricordo ad esempio quella delle opere di Mippia Fucini e adesso questa dedicata a Brunner, per non dire del Fondo Bozzi che è stato possibile acquisire a condizioni di estremo favore. Si tratta di un segnale importante di autorevolezza e stima nel lavoro del nostro team che cura il Museo e che permetterà non solo di consolidare un patrimonio di valori, ma anche di cultura e d’arte che il nostro Museo sta sostenendo e propagandando da anni, ma anche di organizzare in futuro mostre importanti. Tutti questi disegni d’epoca, poi, - ha concluso Buratti - vengono catalogati assieme alla Soprintendenza ai beni artistici diventando di fatto un patrimonio di tutti”.
Per dire dell’importanza del “Marc’Aurelio” cui fa riferimento la Donazione Brunner basti dire che usciva due volte alla settimana arrivando a vendere anche 350mila copie e che alcuni suoi personaggi come il Gagà o Genoveffa la racchia entrarono nei modi di dire della gente. Negli anni dal 1931 al 1958 vi collaborarono le più illustri firme dell'epoca: da Gabriele Galantara, a Furio Scarpelli, da Agenore Incrocci il famoso “Age” ad Attalo (pseudonimo di Gioacchino Colizzi), da Steno a Vittorio Metz, da Marcello Marchesi a Giovanni Mosca, da Cesare Zavattini a Mario Bava da Mario Camerini, a Augusto Camerini, insomma gran parte del mondo giornalistico e culturale dell’Italia del Novecento. Sospese poi le pubblicazioni nel 1943 w le riprese dopo la Liberazione fino al 1955, quando passò in proprietà all'editore Corrado Tedeschi, che trasferì la redazione da Roma a Firenze, dove concluse la sua avventura nel 1958. La rivista fu anche una grande fucina del cinema italiano di quegli anni arruolando giovani che poi fecero fortuna nel cinema tra i quali Castellano e Pipolo, un diciottenne Federico Fellini e un “certo” Ettore Scola che ne furono tra i suoi collaboratori più assidui, tant’è che proprio quest’ultimo l’anno scorso con il film “Che strano chiamarsi Federico”, ha tracciato un commosso ricordo cinematografico dell’amicizia tra i due, nata proprio tra le scrivanie del “Marc’Aurelio”.
nella foto: uno dei disegni del grande Attalo appartenenti al Fondo Brunner:
«PESSIMISTI — Siamo nei guai: a Washington hanno le lune e a Castelgandolfo hanno perso la testa!»
«PESSIMISTI — Siamo nei guai: a Washington hanno le lune e a Castelgandolfo hanno perso la testa!»